Avete presente i bambini che aspettano il giorno del loro compleanno, unicamente per sentire fra le dita il fruscio della carta, lucida e multicolor che nasconde ai loro occhi sorprese e doni?
Ecco, per gli amanti dei rosati il “Drink Pink in Sicily”, dal Vulcano ai tre valli, di Gea Calì (che da tradizione si svolge in location site alle falde dell’Etna) è un po’ come la festa del genetliaco per ciascun partecipante:
bordolesi, alsaziane, borgognotte, celano magiche misture rosate dalle intensità più o meno accentuate. Quest’anno si è andati da un rosa appena accennato (direi pure biancastro) ad uno che ricordava le susine
acerbe di un giugno assolato (definiamolo pure bordeaux).
E’ quasi scontato, quindi, che da “brava bambina” abbia atteso questo appuntamento quasi con ansia, rivoltando cassetti e armadi nella affannosa ricerca dell’outfit più consono.
Dopo aver praticamente messo a ferro e fuoco la cabina armadio, la scelta è caduta su un “sobrio” tubino di merletto rosa shocking Rinascimento, che giaceva abbandonato su un ripiano in attesa di guadagnarsi la propria occasione.
Molto più difficoltosa la scelta delle scarpe, la parola “comode” inserita nell’invito alla stampa, mi risuonava come monito nelle orecchie, ma la tentazione di non abbandonare i miei amati tacchi è stata più forte della prudenza e quindi via ad un sabot punta aperta Ikaros con tacco gioiello largo, che almeno mi ha regalato un’altezza “umana”, accompagnato dalla più classica delle mini bag I Love Moschino.
Soddisfatta e gongolante, dopo aver sbandierato il mio green pass all’entrata, mi sono immersa nella festosa accoglienza offerta dalle Cantine Barone di Villagrande di Milo, location perfetta per ospitare
questo genere di eventi.
Saltata causa “lieve” ritardo (due orette come le chiamereste?), la prima masterclass delle 18:30 guidata dal presidente nazionale Onav Vito Intini e intitolata «LA VIE EN ROSE TRA SICILIA E PROVENZA», ho fatto appena in tempo a veder concludere la seconda della 20:00 «I CUGINI DEL SUD» Gaglioppo e Nerello Mascalese, guidata dal presidente regionale AIS Camillo Privitera. Accidenti!, non posso fare altro che mettere le gambe in spalla e iniziare gli assaggi.
Nella mia personale classifica, resta al Top l’Etna Rosato di Benanti, fresco, sapido e adatto a portate a base di pesce come di carni bianche. A sorpresa però, secondi a pari merito due vini che più diversi fra loro non potrebbero essere: Mood di Paolo Calì e Classe 39 di La Contea.
Il Mood di Azienda vitivinicola Paolo Calì 100% di uve Frappato, agreste e prepotente con le sue bolle tutto sommato delicate che solleticano piacevolmente il palato, Mood è uno spumante Ancestrale IGT con zero zuccheri e lieviti che restano in bottiglia per un piacere primitivo e persistente. Al naso ha un aroma
gradevole e tenue, la vera esplosione di sapori avviene al primo assaggio: potente!
Il Classe 39 di La Contea è un 100% Nerello Mascalese vinificato in acciaio con pochissimo contatto con le bucce, questo vino al naso offre un bouquet di profumi che vanno dai petali di rosa, ai frutti rossi, alle note sofisticate di spezie orientali. Elegante e complesso, lievemente acidulo, si presta per essere servito freddo e degustato a tutto pasto.
Alla mia Top five si aggiungono anche il Rosè Millesimato di Donnafugata, complesso al naso, speziato e capriccioso, in bocca seduce con la sua struttura robusta e persistente. Fresco e sapido mi ha fatto venire la voglia matta di gustarlo insieme ad un bel piatto di frutti di mare.
Per concludere un vino che è stata una sorpresa: Salina Rosato di Cantine Colosi, decisamente il più profumato fra tutti i vini da me degustati. Blend di uve Corinto Nero e Nerello Mascalese, al naso offre la promessa di una freschezza intensa e carica di sentori di frutti a bacca rossa, piante tipiche del mediterraneo e un vago profumo di pompelmo. Al palato mantiene ciò che fa intuire, fresco e minerale quanto acido e salino, è estremamente beverino adatto alla calura estiva come ad una bella bistecca consumata in taverna con gli amici in una sera di Ottobre.
Ed è così che giubilante e sfavillante come un evidenziatore al buio, mi sono potuta accostare ai banchi food: su tutti svettavano i piatti dello chef di Barone Villagrande, Vittorio Caruso (cuscusu, focaccia, arancini…).
Per il resto l’allestimento comprendeva i salumi artigianali del macellaio Gianni Giardina di Canicattì, con i formaggi Bubudello di Luigi Faraci di Enna, con le creme di tonno dell’azienda Sebastiano Drago di Siracusa, con il pane dell’Azienda Pandittaino di Assoro (En), con le confetture dell’azienda Boscagneto di Milo, con i prodotti melograno dell’Etna di Gaetano Tirrò di Catania, con i prodotti Oro d’Etna di Zafferana etnea.
Fantastica riscoperta, l’olio dell’oleificio Russo di Belpasso con il suo inconfondibile Zammara Dop ha fatto il paio con quello dell’oleificio Scalia di Mascalucia. A fine pasto, un attentato alla mia linea con i dolci del pasticcere Daniele Pulvirenti dell’omonima pasticceria di Catania.
Un bel bicchiere di acqua Fontalba e l’arsura della caldissima serata di Agosto è stata placata, ma non ha annacquato la voglia di fare festa e ritrovarsi dopo un anno di solitudini e divieti.
Il mio personale plauso va alla Pink Queen Gea Calì che ancora una volta ha gestito con la dolcezza di una fata madrina un evento che diventa ogni anno sempre più importante e anche per questo la perfetta ospitalità offerta dalla proprietà di Barone Villagrande con Marco Nicolosi e il suo eccellente staff, sono stati di certo di enorme supporto.
Un grazie grande quanto una “vigna” alle due mitiche Cristina (Barbera e Cocuzza) fantastiche punto di riferimento per noi anime inquiete del giornalismo enogastronomico, in attesa di far tintinnare
ancora una volta i calici l’anno prossimo ai piedi della “Muntagna”.
Flavia Buscema