<<Ciao Flà, sono Gea. Il 16 Aprile inauguro finalmente Locanda Don Uzzo ad Aci Sant’Antonio, mi farebbe piacere ci fossi>>.
Non ha avuto bisogno di dirmelo due volte la bella sommelier e adorabile amica Gea Calì, del resto sapevo con quanta ansia attendesse questo momento, con quanta dedizione e fatica si fosse dedicata alla realizzazione del progetto suo e di Roberto Drago.
Ad accoglierci, una volta giunti nella Piazza Maggiore di Aci Sant’Antonio, piccolo comune alle pendici dell’Etna, l’atmosfera ovattata creata dalla Chiesa di Sant’Antonio Abate illuminata a giorno che invece di stridere con il clima festoso generatosi all’interno della Locanda, contribuiva a dare un tocco quasi romantico alla deliziosa terrazza che si apre su una sorta di piccolo baglio venutesi a creare al centro della tipica dimora di metà Ottocento, che si estende su due livelli ed è divisa in 5 camere che non comunicano fra loro ma in comune hanno, appunto, il cortile interno, fondamentale elemento della casa e luogo di incontro.
Altri dettagli che impreziosiscono ulteriormente questa abitazione dal carattere intimo, interiore, tipico delle abitazioni nobiliari siciliane, sono la zona accoglienza, la sala colazione, la sala degustazione e l’affascinante cantina che, una volta debitamente restaurata, accoglierà, già riesco a immaginarle, una selezione di etichette che nulla avranno da invidiare alle migliori enoteche.
Il progetto di recupero ha reso questo luogo questo luogo un’oasi di tranquillità, pur trovandosi nel cuore di un centro abitato, un posto dove i viaggiatori vivranno l’affascinante emozione di soggiornare in un angolo del passato ed assaporare piatti della tradizione valorizzati dai prodotti tipici che offre il territorio.
La gioia di Gea sta tutta in quel sorriso ampio che sfodera ogni volta che pronuncia: “Locanda Don Uzzo” un nome che per lei ha il dolce sapore dei ricordi poiché Don Uzzo era proprio il suo papà che, nella pasticceria che gestiva, ha trasmesso alla figlia l’amore per il buon cibo, il rispetto per la materia prima e la dedizione per il lavoro.
In Piazza Maggiore però non è tempo per la malinconia, è il giorno di una donna straordinaria e del suo “Castello” dei sogni, è tempo di fare festa e di far tintinnare i calici brindando a Gea e alla sua Don Uzzo!