Alla stampa di settore, Giuseppe Geraci ha presentato un ricco menù a tratti stupefacente.
Avete presente quando Pippo Baudo imperversava sui canali Rai affermando, ora su questo ora su quel personaggio: “L’ho inventato io tizio, l’ho scoperto io Caio…”, ecco lo scorso 25 Giugno mi ci sono un po’ rivista, pur senza scadere in quel tipo di delirio di onnipotenza, ma piuttosto come una zia orgogliosa che assiste alla laurea dell’amato nipote, partecipando alla cena di presentazione del nuovo menù estivo di Giuseppe Geraci al nuovo Modì di Torregrotta (ME).
Una sorta di ritorno al futuro, dal momento che con il mio editore (Domenico Denaro, ndr), già nel lontano 2012 scommettevamo su questo cuoco dal talento evidente anche se dalla mano ancora acerba e sulla sua compagna d’avventura e vita, nonché sommelier e responsabile di sala, Alessandra Quattrocchi, dedicando loro addirittura la copertina.
Di acqua sotto i ponti da allora ne è passata parecchia e Giuseppe ha saputo attraversarla surfandoci come un novello Kelly Slater (surfista che ha vinto più titoli e competizioni in assoluto, ndr.), trovando il proprio stile e la via giusta per lasciare il segno di sè.
Attento alle materie prime, rispettoso della tradizione quando può essere innovata, Geraci ha nel suo fucile alcuni colpi in canna che non mancheranno di fare centro qualora vogliate assaggiare la sua cucina.
Alla stampa di settore, ha presentato un ricco menù con incluso un fuori programma a dire poco stupefacente.
In apertura una bella “cinquina” aperta con un salto in Asia per “Ri-tonno” in Giappone: tataki di tonno rosso, alghe, salsa agrodolce e sesamo; già provato in occasione di Cibo Nostrum 2018, il piatto unisce sapori mediterranei a quelli più tenui della cucina Giapponese. In una parola: conturbante.
Insieme, abbiamo gustato il “Cannolo di pane con parmigiana di pesce”, ovvero un freschissimo pesce azzurro combinato con gli ingredienti della classica parmigiana; un connubio di sapori classici dall’aspetto moderno e easy; il “Ricordo della focaccia messinese”, frangipane con pomodoro e acciughe, tuma fusa e polvere di scalora. Irriconoscibile.
“L’arancino”, che dello street food più imitato conserva solo il nome avendo un ripieno di pesce spada con pomodorini e vastedda del Belice all’interno. Crocco-entusiasmante.
“Crema di zucchina” con polpettina di pesce e cipollotto in agrodolce. Per la serie: quando la cucina povera può farci sentire ricchi.
Si passa ad un pezzo forte di Peppe Geraci il “Gambero brr”, Gambero rosso di Mazara con mela verde e sorbetto al mojito; dissetante.
Inatteso fuori menù, ma decisamente ben accolto, “A ghiotta”, interpretazione del più classico dei piatti messinesi, visto in guisa di carpaccio di pesce d’amo con pomodorino al forno, patata, polvere di olive, capperi di Salina, pane fritto e acqua fredda di sedano. Divino.
Ultimi della carrellata degli antipasti: “Cozze pepate”, pepata di cozze rivisitata in consistenze diverse;
particolare; “Polpo alla brace”, affumicato con legno di ulivo, crema di carota mandorle e scarola;
Mediterraneo da scoprire.
E’ la volta del primo, che devo essere sincera, non è nella mia top ten del giorno: “Chicche di pasta fresca”, ripiene di una morbida crema di ricotta, adagiate su crema di melanzana e serviti con pomodorini al forno e bottarga di tonno; dedicate a chi predilige i sapori delicati.
Per chiudere il carosello dei piatti salati, Peppe ci ha offerto una freschissima “Rana pescatrice in crosta”, dove la panure è realizzata con pane al nero di seppia, innaffiata da un guazzetto di frutti di mare; indecisa.
A fine pranzo, vera e propria standing ovation per la carrellata dei Dessert, diversi per ciascun commensale: “Tortino di mele” con gelato alla vaniglia e salsa al cioccolato bianco; il classico che non smette mai di ingolosire. “Gelato alla Malvasia delle Lipari” su terra di piparelle e cappero di Salina semi candito; un brivido di genialità.
“Cheesecake”, crema di ricotta di pecora su crumble al cioccolato e sorbetto di ciliegia; cremosa.
“Sinfonia di cioccolato”, tre consistenze per tre percentuali diverse di cioccolato: sensualmente
accattivante.
“Torrone semifreddo”, semifreddo con limone e arancia canditi, mandorle e arachidi sabbiate e aria di
mandarino; da veri golosi!
Tanta l’attenzione con cui Alessandra ha curato l’abbinamento ai piatti: un benvenuto scintillante con il
Brut Rosè 2012 Le Marchesine. Perlage fine e elegante, garbato.
Rosè di Cantina del Signore 2014, extra brut dal sapore fresco e retrogusto amarognolo.
La Fioca D. Zero 2010, Lantieri, dosaggio zero per questo Franciacorta dal perlage fine e persistente.
Punta Dell’Ufala 2016, morbida e sapida al palato, equilibrata.
Gemma, Tenuta Maraveja 2013. Malvasia secca e profumata.