Profumo di talento e aria di novità a Modica: Giorgio Cicero e il suo Mùrika affascinano e sorprendono

C’è chi afferma che il nostro destino sia scritto nel patrimonio genetico, chi dice che ciascuno è
artefice del proprio futuro, chi attribuisce il successo ad una intelligenza fuori dal comune chi a colpi di
fortuna sfacciata…
Dal canto mio, oltre che a un mix equilibrato dei fattori suddetti, ho sempre pensato che per avere
successo nella vita occorra una forte dose di audacia, risolutezza nel fare delle scelte, spesso, anche molto
dolorose, il coraggio di rialzarsi dopo che la vita con i suoi risvolti ci atterra al punto da non farci più vedere
la luce al di là del tunnel.
Con il mio mestiere ne ho incontrati di “UOMINI” e “PERSONAGGI” di valore, cuochi divenuti chef a
prezzo di immensi sacrifici e, di solito, dopo aver seguito un cammino piuttosto tortuoso.
E’ insolito, però, imbattersi in giovanissimi talenti che già alla prima occhiata, mostrino la lucidità e
la determinazione di ben più compassati e affermati colleghi.
Incontrare, quindi, Giorgio Cicero, modicano classe 1995, è stato come dissetarsi ad una fonte di
acqua freschissima dopo avere attraversato l’aridità di una strada dal piattume pressoché assoluto.
Un ragazzo dalle idee chiare: a sedici anni dopo avere compreso che il suo futuro non poteva
passare per il liceo scientifico che frequentava con poca voglia e ancor meno risultati, con ancora negli
occhi e nel cuore la figura della madre che amorevolmente si prendeva cura di lui e della sorella,
infondendo loro l’amore e la passione per la cucina, avendo trascorso la stagione estiva a collaborare con la
famiglia che aveva da poco aperto il Modica Palace Hotel e l’annesso ristorante di servizio “Quasimodo”,
Giorgio decide con una temerarietà non certo comune, di lasciare l’Italia per formarsi alla corte di ristoranti
internazionali del calibro di Maze di Londra (appartenente a Gordon Ramsay e all’epoca stellato Michelin),
del Pollen Street Social (anche questo stellato) di Jason Atherton e, sempre di Atherton, del Marina Social
di Dubai. Sono anni decisamente intensi che lo plasmano e gli donano quella che oggi appare una
impostazione quasi “militare”: tanta disciplina e rigore per una cucina fantasiosamente concreta, che dopo
sei anni di esilio volontario lo vedono tornare a Modica e prendere in mano la ristrutturazione del
ristorante di famiglia ora ribattezzato Mùrica.
Linee pulite, pietra, legno e ferro, un ambiente moderno e accogliente, essenziale ma caldo, così
come la cucina di Giorgio che ha come punto di forza le verdure del suo orto biologico.
L’accostamento con Enrico Crippa nasce spontaneo, ma avendo avuto modo di assaggiare il suo
menù autunnale in una degustazione dedicata alla stampa, qualche giorno fa, devo dire che il talento del
giovane Cicero richiama alla mia memoria gustativa più lo stile di Norbert Niederkofler: materie prime di
qualità assoluta, memorie di una arte culinaria atavica “aggiustata” sulle linee di una cucina moderna nelle
tecniche e nei concetti, sempre attenta agli sprechi.
Pregevole sin dal cracker di riso Venere nero che ci ha dato il benvenuto nel mondo di Giorgio, dove
mare e terra si fondono in un connubio di acidità e dolce sapidità ricordando alla vista uno scoglio su cui
tenace resiste aggrappato l’ultimo riccio reduce da una estate assolata.
Assolutamente indimenticabile sopraffino il suo carpaccio di tonno rosso marinato agli agrumi e
soia, con cavolo viola, gel di pomodoro, senape, scalogno, ravanelli, croccante di finocchio e germogli, con
una punta di wasabi. Un piatto dove la mediterraneità del tonno incontra ingredienti dal sentore asiatico
che innalzano il livello del piatto a vette di puro godimento.
Coraggioso il suo agnellino con baccala, ancora una volta mare e terra si abbracciano in un
connubio di sapori che, stavolta, non restano sui toni della delicata brezza marina, ma vertono sull’agreste
sentore di campagna modicana e sull’aromaticità delle verdure di accompagnamento.
E ancora erbette, verdure, fiori eduli, zenzero, cannella, zafferano, menta, pepe rosa… Un tripudio
di colori e profumi che ad ogni portata ha saputo condurci per mano verso la filosofia di questo giovane
talento della ristorazione siciliana che, sono pronta a scommetterci la tastiera, nell’arco di un triennio farà
senza dubbio parlare ancora tanto di sé!

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